Il workshop sul reportage è stata una bella esperienza che oltre ad accrescere la mia formazione fotografica, condividendo questo progetto con altri soci, mi ha permesso di conoscere meglio i soci di Provediemozioni.
Si è sviluppato in 3 giorni: il primo giorno è stato di teoria, il docente Giancarlo Torresani ci ha spiegato che per eseguireun reportage è meglio usare una compatta e in mancanza di ciò regolare la cintura della macchina ad altezza tale da fotografare senza guardare nel mirino così da riuscire a catturare meglio le espressioni e la gestualità delle persone. Altra cosa importante è togliere sempre dalla macchina la luce rossa che evidenzia lo scatto, così da non farsi notare.
![2](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-02-300x199.jpg)
Torresani ha poi sfatato la convinzione delle foto tutte orizzontali in quanto per far risaltare meglio un’immagine il taglio della foto può essere anche quadrato e per rendere più dinamico un racconto si possono mischiare vari formati oppure il bianco e nero al colore, importante che le situazioni siano diverse.
![3](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-03-300x199.jpg)
![4](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-04-300x199.jpg)
![5](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-05-300x199.jpg)
Un’altra cosa che mi ha colpito è che le foto da reportage debbono avere necessariamente un filo conduttore ma non debbono necessariamente essere foto tecnicamente perfette, chiaramente è meglio se lo sono, ma non è determinante in quanto bisogna scegliere il racconto da sviluppare e parlare per immagini, in realtà un reportage e quindi anche la fotografia di viaggio è un racconto per immagini, ed è importante saper raccontare “costruire una situazione” senza falsificazioni di nessun genere.
![6](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-06-300x199.jpg)
![7](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-07-300x199.jpg)
Io ho cominciato a fotografare diversi anni fa cercando di catturare e raccontare le emozioni che un viaggio mi suscitava, pertanto grande difficoltà nella scelta delle foto in quanto ogni foto per me è un ricordo, infatti generalmente scarto quelle mal riuscite poi faccio una cartella scelte e vi inserisco le immagini tecnicamente meglio riuscite ma senza un filo conduttore. Come dicevo prima personalmente ho bisogno di emozioni per fotografare è per me perciò molto difficile lavorare a progetto.
![8](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-08-300x199.jpg)
Quando venerdì sera il docente ha detto che dovevamo pensare di raccontare una storia fotograficamente, non essendo io una persona eccessivamente dinamica e fantasiosa ho pensato subito cosa succedesse intorno a me e cosi è nato il mio progetto “ Succede a Bologna” cioè la chiusura del traffico in centro e mi sono detta materiale da fotografare ne troverò…ma non è stato così semplice come pensavo, avrei potuto fare di meglio, ho visto tra i miei colleghi più giovani lavori veramente molto interessanti idee e situazioni che avrei voluto avere io, ma ecco che vi presento il mio lavoro:
![9](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-09-300x199.jpg)
![10](http://provediemozioni.it/wp-content/uploads/2013/03/Succede-a-Bologna-10-300x199.jpg)
• sono partita documentando la chiusura al traffico di via Indipendenza a Bologna
• ho poi proseguito raccontando ciò che questo comporta, i motorini che in queste giornate non possono sostare in piazza e quindi uno portato via da un carro attrezzi
• persone che non essendoci traffico di auto circolano tranquillamente in mezzo alla strada, fermandosi a chiaccherare
• bambini che giocano
• un autobus turistico pronto per il giro della città
• artisti che suonano tranquillamente in mezzo alla strada , senza pericoli, essendoci solo traffico di pedoni e biciclette
• guardandomi intorno poi ho visto un testimonial che promuoveva i diritti dei cani e diceva “ mai più cani alla catena “
• proseguendo poi nel mio girovagare ho visto due cani di un barbone che non erano alla catena ma che insieme al loro padrone avevano fame e chiedevano aiuto, chiaramente il cartello e la situazione poteva avere diverse chiavi di lettura, ma io ho pensato di collegarlo così
• ed infine vedo su una panchina in attesa di un bus che non passerà una persona che molto rilassata parla al cellulare con a fianco una torta e dalla situazione negativa di prima passo a chiudere il mio racconto con una nota positiva.
Per il motivo che dicevo all’inizio, ho seguito attentamente come Torresani aiutava i partecipanti nell’ultima scelta delle foto per il reportage cercando di capire un metodo da utilizzare in futuro e debbo dire che mi è stato molto utile, insomma per concludere ribadisco che per quanto mi riguarda è stata una esperienza più che positiva che sono felice di condividere con voi.
Liviana Lanzoni