Il battesimo di Provediemozioni è avvenuto nella dolce campagna dell’Appennino, nella tenuta dell’azienda Rio Verde.
Una domenica d’ottobre che si ammanta d’estate, un cielo azzurro che si stende senza macchia come una promessa di felicità.
E’ stato un giorno speciale, con i soci fondatori orgogliosi di partecipare a questa festa in onore della fotografia e della natura, lo scopo del nostro ritrovarci, e gli ospiti rapiti dall’entusiasmo che aleggia come incenso.
I miei amici Massimo e Sara si aggirano sorridendo, stringendo mani, scattando fotografie.
Anch’io ho l’occasione di conoscere nuove persone, il giovane webmaster Mauro e la sua bella compagna Paola.
Ritrovo i compagni di questa avventura, che poco a poco diventano nuovi amici, come Salvatore, Lucia, Franco, Rossella, Federico, Rosanna …
Quest’ultima compila solerte le schede di adesione all’associazione che fioccano come le foglie d’autunno.
Le fotografie dei soci orlano il gazebo come festoni di Natale e osservo con ammirazione la bellezza delle immagini, di gran lunga superiore ai miei banali panorami.
In esse si inizia a cogliere l’alchimia che Provediemozioni vorrebbe realizzare, l’apologia estetica del mondo che abbiamo intorno: ogni scatto celebra uno degli infiniti e irripetibili istanti che Madre Natura orchestra dinanzi ai nostri occhi distratti.
Gocce d’acqua che scivolano dalle zampe di un fenicottero in volo.
L’imponente arcobaleno che incornicia una villa di campagna.
L’occhio di un geco che guizza lungo un muretto.
E’ solo l’inizio, penso.
Oltre alle consuete libagioni, alle festicciole, alle lotterie, da queste parti c’è qualcuno intenzionato a fermarsi tutto il tempo che occorre, e guardare.
Mi chiedo quanto spesso accada al giorno d’oggi.
E dunque si mangia tutti insieme, sui tavolacci sistemati nel prato.
La baldoria è necessaria per un gruppo appena nato.
Intorno ai piatti lo spirito collettivo cresce spedito.
Io mi intrattengo con la signora che distribuisce le pietanze, la quale mi informa sulla differenza fra le marmellate che brillano nei barattoli di vetro come cristalli colorati.
In breve il flauto di Francesco intona le prime canzoni (My Way di Sinatra è una gradita sorpresa), ed io mi allontano per un po’ lungo il sentiero, in compagnia di Massimo e Sara.
La bellissima villa dei proprietari di Rio verde è qualche centinaio di metri più avanti, vicino a una quercia vecchia quasi mezzo millennio.
Come se da queste parti esista un patto d’acciaio tra l’uomo e la terra, una santa alleanza che nessuno potrà mai scalfire.
Il tempo di scattare qualche fotografia intorno alla costruzione, scambiare due parole con un signore che ci informa gentilmente sui funghi che crescono nel bosco, e torniamo alla festa.
E’ il momento di sorteggiare un premio tra i nuovi soci.
Vince Rosanna, che riceve tra gli applausi la macchina fotografica.
So che ne farà buon uso.
So che tutti loro faranno buon uso di queste finestre tecnologiche sul mondo.
Io non sarò mai un bravo fotografo, ma mi rende felice conoscerne tanti.
Da loro posso imparare la difficile arte di guardare.
Stefano Santarsiere
2 risposte su “Le impressioni di Stefano Santarsiere”
Bhe non c’è che dire nei racconti sei un fuoriclasse, d’altronde è il tuo lavoro.
Non so come tu abbia avuto il tempo di osservare tutti questi dettagli visto che non hai lasciato neanche per un secondo il tavolo delle marmellate!!! 🙂
Mah… in effetti non lo so nemmeno io. Ci deve essere del miracoloso!
Un grande abbraccio a te e Paola!