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Lezioni di fotografia

Istogrammi – Come utilizzarli e comprenderli al meglio

Di Antonio

Capire le indicazioni di un istogramma nelle fasi di ripresa delle foto, ci aiuta a ottenere una più corretta esposizione.  Gli istogrammi sono potenti e semplici mezzi che rendono più veloce la corretta realizzazione delle e anche la post-elaborazione. Quando non è possibile modificare l’esposizione sul campo, o abbiamo immagini con esposizioni sbagliate, i programmi di fotoritocco con i relativi istogrammi ci aiutano molto. Resta comunque sempre più vantaggioso ottenere immagini il più corretto possibile sul campo.Gli istogrammi sono i grafici che riportano la distribuzione dei livelli di luminosità e della gamma tonale delle foto digitali. Rappresentano il nero e il bianco come valori che vanno da 0, assoluta, a 255, luce assoluta; tra questi due valori prendono posto le ombre, i mezzitoni e le luci. Valutare l’esposizione di una foto tramite istogramma è un metodo più sicuro, anche se meno intuitivo, che farlo tramite il monitor della macchina. Approssimando molto le cose si può dire che un’esposizione corretta viene rappresentata da un istogramma che copra tutti i valori di luminosità con una distribuzione che ricorda il profilo di una catena montuosa.

Istogramma che indica esposizione corretta

Una sottoesposta sarà invece rappresentata da una coda sulla destra, mancano le componenti chiare dell’immagine.

Istogramma che indica sottoesposizione mancano le luci

Una sovraesposta sarà un picco a destra oppure una profonda valle tra due picchi appuntiti, mancano le informazioni relative alle ombre.

Istogramma sovraesposizione, mancano le ombre

Valutare in questo modo gli istogrammi è utile quando ci si trova in condizioni standard, quando stiamo riprendendo una scena con una buona distribuzione di luci, ombre e mezzi toni. Capita spesso di fare corrette con una forte percentuale di ombre, di luce oppure con il soggetto molto contrastato rispetto allo sfondo, allora l’istogramma potrà sembrare strano, come se si fosse esposto in modo scorretto; attenzione, non tutti i 255 valori di luminosità danno sempre un contributo discreto!

Anche se verificare la visualizzandola sull’LCD può sembrare più comodo, è bene imparare ad interpretare l’istogramma poiché restituisce delle informazioni dettagliate che non avremmo modo di ottenere tramite un piccolo schermo da due o tre pollici, affetto dai disturbi derivati dalla posizione e dalla luce ambiente.

In conclusione, un esercizio utile per rendersi conto del limite al quale ci si può spingere è quello di fare diversi scatti dello stesso soggetto variando la profondità di campo, oppure cercando di utilizzare tempi di scatto sempre più lunghi. Utilizzate l’istogramma per verificare l’esposizione ed esercitatevi a scattare a mano libera cercando di ridurre il mosso ed il micro mosso.

La gamma tonale e la gamma dinamica
Per capire meglio l’uso dell’istogramma è utile ricordare alcune regole fondamentali della classica soprattutto quella in BN che ci ricorda Ansel Adams
“Ogni buona dovrebbe avere bianchi puliti e neri profondi, mantenendo però i dettagli sia nelle zone chiare che in quelle scure …”.
E’ chiaro che ogni regola può essere trasgredita per realizzare le nostre ma se non abbiamo dei riferimenti non sappiamo da dove partire.
In ogni caso non è utile convincersi che le artistiche e creative sono le più elaborate possibili e quelle che rispettano meno le regole, perche le foto tecnicamente corrette e che rispettano alla perfezione le regole di base lo sono almeno quanto quelle, anzi, consentono all’osservatore di concentrarsi immediatamente sul contenuto senza deviazioni.
Ecco solo un esempio:
Mentre nella prima abbiamo un istogramma completamente spostato a destra indica, una bassa gamma tonale, la mancanza di ombre e una sovraesposizione evidente,  la seconda che è la stessa immagine ma corretta con i livelli di Photoshop un istogramma con dati su tutta l’immagine e un grafico spostato soprattutto a sinistra.




La gamma tonale e la gamma dinamica, che determinano rispettivamente  l’ampiezza delle sfumature colore e i livelli della luminosità, possono essere controllati rapidamente tramite l’istogramma. Facciamo quindi attenzione che se osserviamo solo l’immagine appena scattata nel monitor della nostra macchina fotografica, non riusciamo a vedere bene le differenze, mentre l’istogramma ci da immediatamente le informazioni necessarie.

Qui un istogramma concentrato nella parte centrale senza toccare i due estremi indica una prevalenza di mezzitoni e tutta l’immagine appare grigia, compresa la che è invece bianca


In questo istogramma tutte le linee sono presenti, mentre le alte luci appaiono ‘bruciate’, ma in questo caso se non fosse così la resterebbe grigia.
Anche in questo caso con Photoshop ho corretto la gamma tonale con i livelli, (Immagine – Regolazioni – Livelli) e l’immagine appare più corretta, ma se avessi corretto in fase di ripresa osservando l’istogramma avrei forse ottenuto un miglior risultato dal punto di della qualità.
Nei casi in cui si fotografano soggetti bianchi, come gli abiti da sposa, la neve, le nuvole e tanti animali, è difficile ottenere dettagli soprattutto se hanno sfondi poco illuminati. In questi casi, l’istogramma può ingannarci, è consigliato sottoesporre anche di uno stop l’immagine da riprendere, sarà più facile ottenere una buona esposizione nelle alte luci in fase di post-produzione. Quando mi trovo in queste situazioni continuo a scattare in Automatico ma modifico l’esposizione con il ‘correttore dell’esposizione’ a meno 1 stop. E se voglio continuare a mantenere lo stesso tempo di scatto riduco di uno stop la sensibilità. In questi casi nel monitor della nostra macchina sarebbe meglio attivare anche l’avvertimento alti luci che ci evidenzia le zone ‘bruciate’ con la zona lampeggiante.
Questo cigno è stato ripreso con la tecnica della sotto esposizione appena descritta.


Ma sottoesporre non è sempre un bene bisogna tener presente che soprattutto in digitale il rumore si evidenzia proprio nelle zone sottoesposte. Se per salvare i bianchi va bene bisogna pero fare attenzione invece come abbiamo visto che una sotto esposizione generalizzata ci aumenta molto il rumore, di più che alzando la sensibilità.
Ma ad una esposizione dove i bianchi sono bruciati e i neri completamenti tappati, non vi è rimedio. Dove non ci sono dati insomma non possiamo inventarceli, ma i nostri sensori a volte possono fare il miracolo.
Entrano in gioco a questo punto i BIT e le dimensioni dei sensori, più è alto il numero dei bit maggiore è la qualità delle sfumature tonali. Più sono grandi le dimensioni del migliore risulterà la gestione del disturbo (rumore). I sensori  attuali delle fotocamere reflex misurano la gamma tonale, (o latitudine di posa)   che viene espressa in bit e possono catturare sfumature a 12 e 14 bit,  ma solo se scattiamo nel formato Raw. Il TIF molto più pesante anche di raw a 16 bit, ma si tratta di un formato poco utilizzabile. Non tutti sanno invece che in Jpg è possibile avere solo 8 bit, quindi con qualità finale molto più bassa. Impariamo allora a gestire il cosi detto negativo digitale per puntare alla massima qualità delle nostre foto.
Prima di tutto quindi dovrebbe essere chiaro a tutti che i sono dei negativi digitali grezzi, cioè raccolgono tutti i dati possibili senza essere influenzati dalle impostazioni della nostra macchina fotografica, e quindi necessitano di uno ‘sviluppo’, bisogna che questi dati vengono elaborati con appositi programmi prima di essere stampati o osservati a monitor.
Ma se non possiamo poi stampare le nostre in Raw dove sta’ il vantaggio? Il vantaggio sta nel fatto che tra un jpg ricavato direttamente in ripresa e uno ricavato da raw in post produzione si ha una migliore qualità in quest’ultimo. In ogni caso il raw è sempre migliorabile, anche in futuro potrebbe essere il contrario del negativo, che si deteriora nel tempo. Con le nuove conoscenze tecnologiche i raw possono migliorarsi.
Non sarebbe molto bello mandare i nostri file grezzi in laboratorio e lasciare che qualcun altro applica i parametri che meglio crede, dobbiamo sempre fare noi la trasformazione in jpg se vogliamo fare la come vogliamo noi. Questo è un altro grande vantaggio del digitale, decido io come sarà la mia foto. Nelle pellicole, lo sviluppo una volta deciso non può essere più modificato, e la stampa fatta in laboratorio è sempre corretta dal tecnico del laboratorio. Vedi anche l’articolo JPG o RAW.

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