Di Antonio Iannibelli
Non esiste ancora un formato Raw universalmente riconosciuto e ogni produttore ha il proprio formato Raw che ne è proprietario. Per Nikon viene utilizzato la sigla NEF per Canon CR2.
La Adobe, produttrice di Photoshop, ha proposto un formato Raw universale, il DNG, basato sul formato Tiff che è alla base di molti Raw.
Dalla sua presentazione, avvenuta l’autunno 2004, Adobe ha man mano arricchito il numero dei Raw gestibili dal software di conversione in DNG. Il software è scaricabile gratuitamente dal sito di Adobe e necessita del plugin Camera Raw per aprire i file trasformati in Dng.
Dng è un Raw che imbocca la strada dell’unificazione del formato anche se, ad oggi, con poco seguito. Vedremo il futuro cosa ci riserva, ma sarebbe auspicabile un formato unico.
Il cuore delle macchine fotografiche digitali è costituito da un sensore digitale (CCD o CMOS).
I dati catturati dal sensore in forma grezza (Raw) sono riferiti alla sola luminanza, cioè non ancora elaborati e convertiti in RGB. Il sensore “vede” in Bianco e Nero e con sistema di filtri colorati vengono aggiunti i vari colori. I sistemi interni delle macchine fotografiche convertono questi segnali analogici in un formato digitale e alla fine ogni immagine sarà formata da un insieme di pixel aventi i valori di intensità del rosso, blu e verde.
JPG, RAW o tutti e due
E’ importante notare che un file JPEG, tecnicamente corretto in ripresa, generato direttamente dalla fotocamera può produrre ottime stampe. Inoltre può essere quello che serve in molti casi oppure una scelta di chi non sa come fare o non ha tempo di elaborare i propri file Raw.
In ogni caso è certo che il Raw ha molti vantaggi anche rispetto al TIF:
– l’immagine si può sviluppare quante volte si vuole con parametri diversi, chi in passato operava in camera oscura una volta fatto lo sviluppo non poteva più modificarlo
– il file Raw non ha il bilanciamento del bianco applicato. I dati sono salvati nel file e basta. Quindi possiamo scegliere la temperatura di colore dopo lo scatto senza perdite di qualità, nel caso del JPG, è praticamente impossibile applicare correttamente il bilanciamento del bianco.
Lo sviluppo e l’elaborazione viene fatta su un computer con un microprocessore più potente di quello delle fotocamere. Questo consente l’uso di programmi sofisticati che necessitano di più potenza di calcolo e di memoria rispetto alle fotocamere; non solo, se vengono introdotti nuovi metodi o altri miglioramenti nell’elaborazione dell’immagine, possiamo riprendere il nostro file Raw e svilupparlo nuovamente.
Nel file Raw sono presenti anche le informazioni su contrasto e saturazione impostate in macchina. Siamo quindi liberi di cambiare queste impostazioni per le singole immagini e non doverci accontentare di quanto scelto all’origine.
Altro vero grande vantaggio è quello che, dopo la conversione, possiamo lavorare con file a 12 o 14 bit per canale colore invece di 8 come il JPEG.
Il file raw ci permette di lavorare con un enorme quantità di dati in più rispetto al jpg. Se stiamo lavorando su una immagine, ad esempio per aprire le ombre o modificare la luminosità, avere molti gradazioni tonali e tantissimi colori a disposizione è sicuramente meglio.
Volendo fare anche un piccolo aggiustamento in Photoshop per schiarire le ombre, ad esempio, avere a disposizione 47 (JPG) o 384(RAW) livelli le cose sono ben diverse. Sapendo che le varie operazioni modificano i livelli di luminosità magari eliminandone qualcuno, è ovvio che con il file a 8 bit si rischiano effetti indesiderati e il salto improvviso che si ha crea una linea innaturale invece di una sfumatura dolce tra i livelli a differente luminosità.
E’ consigliabile quindi senza ombra di dubbio scattare nel formato grezzo ma per una veloce selezione, sopratutto quando si scatta molto, è meglio fare le foto in doppio formato JPG e RAW, per non occupare troppo spazio si può ridurre le dimensioni del jpg se lo utilizzeremo solo per la visione. Ma è ormai comune scattare con i due formati al massimo della risoluzione potendo utilizzare rapidamente i jpg già buoni in ripresa e sviluppare solo i raw che necessitano di una più corretta elaborazione. Questo ultimo metodo comporta una riduzione delle raffiche in ripresa e una maggiore quantità di memoria a disposizione, problemi risolti quasi del tutto con batterie più potenti e schede di memoria sempre più capienti.
Per sviluppare i file grezzi con Photoshop serve il plugin Camera Raw. Per lo sviluppo e la elaborazioni di questo formato camera Raw produce un file .xmp che contiene i metadati del file Raw il quale contiene tutte le specifiche apportate al file Raw. Cancellando il file .xmp si ottiene il reset dello stesso. (Per aprirlo si puo usare un editor di testo tipo Blocco Note o altro). Quando si riapre il formato Raw si apre anche .xmp con le modifiche fatte precedentemente.
Alcuni esempi:
2 risposte su “Il formato Raw: crudo, grezzo o piu’ correttamente non sviluppato”
Mercoledi 18 gennaio 2012 presso la sede della nostra associazione si terra una lezione di approfondimento su questo argomento, dal titolo L’ACCOPPIATA VINCENTE RAW e JPG. Antonio Iannibelli autore del presente articolo presenterà come utilizzare al meglio i vari formati, quali sono le sue esperienze sul campo e quali consigli per garantirci risultati buoni anche in situazioni estreme.
Ingresso gratuito, vi aspettiamo.
[…] e la stampa fatta in laboratorio è sempre corretta dal tecnico del laboratorio. Vedi anche l’articolo JPG o RAW. Segnala […]